Come in una stazione ferroviaria, «aspetto un treno di cui non conosco l’orario, tra la folla, al freddo. Mi mancano le medicine, ho paura…». È la voce della scrittrice turca Asli Erdogan, che dal carcere femminile di Bakirköy a Istanbul, attraverso la mediazione dell’avvocato Erdal Dogan , è riuscita a rispondere alle domande del Corriere. Con il presidente Recep Tayyip Erdogan ha in comune il cognome, ma anche un destino speculare: è da lui, dice, che dipende la sua condizione attuale.